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Questi preti mi fanno pietà! E sono contrari al mio gusto; ma questo sarebbe il meno, da quando io sono fra gli uomini.
Ma io soffro e soffersi con loro: per me sono dei prigionieri e dei segnati. Colui che chiamano liberatore li mise in catene.
In catene di falsi valori e folli parole! Ah, se uno li redimesse dal loro redentore!
Su un'isola credettero allora di approdare, quando il mare li circondò da ogni parte; ed ecco che era un mostro addormentato!
Falsi valori e folli parole: sono i peggiori mostri per i mortali, a lungo dorme e attende in essi il destino.
Ma alla fine giunge: si desta e divora e inghiotte chi si edificò capanne sopra di lui.
Oh guardate le capanne che questi preti si edificarono! Chiese chiamano essi le loro spelonche dolceodoranti!
O questa luce falsa, quest'aria intanfita! Qui dove all'anima non è dato di volare alle sue vette!
testo tratto da: "Così parlò Zarathustra" Friedrich Nietzsche
Oggi la fotografia con i suoi derivati, televisione e cinema, è dappertutto in ogni momento. Gli occhi, questo magico punto di incontro fra noi e il mondo, non si trovano più a fare i conti con questo mondo, con la realtà, con la natura: vediamo sempre più con gli occhi degli altri.
Potrebbe anche essere un vantaggio; migliaia di occhi invece di due, ma non è così semplice. Di queste migliaia di occhi, pochi, pochissimi, seguono un’operazione mentale autonoma, una propria ricerca, una propria visione. Anche inconsapevolmente, le migliaia di occhi sono collegate a pochi cervelli, a precisi interessi, a un solo potere. Così, inconsapevolmente, anche i nostri occhi, anziché trasmetterci informazioni genuine, magari povere, scarne, ma autentiche, ci investono con infinite informazioni visive, doppiamente stordenti, perché spesso la loro falsità si cela sotto una sorta di splendore.
Si finisce col rinunciare alla propria visione che ci pare così povera rispetto a quella elaborata da migliaia di specialisti della comunicazione visiva; e a poco a poco il mondo non è più cielo, terra, fuoco, acqua: è carta stampata, fantasmi evocati da macchine sempre più perfette e suadenti.
testo tratto da: "La Fotografia" Ugo Mulas - Einaudi
Gita al parco con paparazzi per Pamela Anderson. La "bagnina" più desiderata del pianeta è stata beccata in giro per New York insieme al figlio di 10 anni, Dylan Jagger Lee, e un misterioso accompagnatore. Meta della passeggiata: Central Park, dove Dylan si è cimentato con lo skate mentre la mamma-star si è liberata delle scarpe e ha improvvisato una partita di calcio (Master Photo Milano)img: http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/gente/pamela-central-park/1.html
we might kiss
when we are alone
when nobody's watchin'
we might take it home
we might make out
when nobody's there
it's not that we're scared
it's just that it's delicate
so why d'ya fill my sorrow
with the words you've borrowed
from the only place you've known
why d'ya sing hallelujah
if it means nothin' to ya
why d'ya sing with me at all?
we might live
like never before
when there's nothin' to give
how can we ask for more?
we might make love
in some sacred place
that look on your face
is delicate
so why d'ya fill my sorrow
with the words you've borrowed
from the only place you've known
why d'ya sing hallelujah
if it means nothin' to ya
why d'ya sing with me at all?
Damien rice - Delicate